In questi giorni si sta parlando molto sulle modalità di intervento per la messa in sicurezza e demolizione del Ponte Morandi, oggetto dell’immane tragedia dei gironi scorsi… Ora spetta la fase più delicata, dopo la messa in sicurezza fatta dai Vigili del Fuoco, la demolizione della struttura. Dal mio punto di vista ancora più pericolosa e complicata rispetto a una ricostruzione, in quanto per far ciò verranno impiegati dei lavoratori e pertanto bisogna tutelare la loro sicurezza.

I quotidiani riferiscono che nel giro di pochi giorni verrà presentato alla struttura commissariale il piano o più piani di Autostrade per demolire il manufatto “Piano delle Demolizioni”. Le ipotesi al vaglio degli esperti sono smontaggio pezzo per pezzo, oppure abbattimento con esplosione controllata. Sembra, leggendo le notizie, l’ipotesi che raccoglie il maggior numero di consensi tra gli esperti è l’esplosione controllata, che però richiede tempi lunghi e uno studio dettagliato su dove e come posizionare le cariche.

Sul Corriere della Sera si legge una nota del professor Sergio Lagomarsino, professore di tecnica delle costruzioni del dipartimento di ingegneria civile dell’Università di Genova «Si può far crollare i monconi con cariche disposte programmate e un effetto controllato», inoltre ha aggiunto: «Un crollo da quell’altezza forse necessità di un’area rossa più vasta dell’attuale». L’area rossa è la zona interdetta proprio per i pericoli rappresentati da ciò che resta del ponte.

Anch’io, sono di quell’idea, l’uso dell’esplosivo, per una demolizione controllata e molto precisa su dove far crollare la struttura, certo che però dovrà essere tutto ben pianificato, programmato e dettagliato nel “Piano delle Demolizioni”, per garantire l’incolumità dei cittadini e dei lavoratori…

L’importanza di una accurata valutazione dei rischi e l’adozione delle rispettive misure di sicurezza, sono i punti cardine per la riuscita dell’intervento.

Fonte: Corriere della Sera